Progetto per un Movimento Artistico Aperto

Un movimento artistico che si ribelli ad una realtà marcia svelando le menzogne, l’ipocrisia, la banalità, contro l'oscenità e la spettacolarizzazione vuota e patinata dei media, un'arte dove l'estetica si coniughi di nuovo al pensiero etico: non è concepibile oggi nessuna forma d'arte autonoma, scollegata dal contesto socio-politico. 


I Primi della Lista

Domenica sera al Festival del Cinema di Roma per la categoria "Eventi Speciali" è stata presentata la pellicola del regista pisano Roan Johnson: "I primi della lista".
Il film ha avuto una risposta molto positiva da parte del pubblico presente.
Un pubblico composto prevalentemente da giovani come giovani sono il regista e i suoi collaboratori, elemento che ha contribuito a togliere drammaticità al periodo storico e a dargli un taglio da commedia.
I tre attori principali, recitando in un buon dialetto pisano, hanno catturato e coinvolto gli spettatori strappando loro più volte applausi a scena aperta.
Il film è stato realizzato a basso costo, rendendolo più ruvido, ma sicuramente questa forzata ruvidezza non ha fatto altro che aumentare l'impatto emotivo dell'opera. E' un film povero dove però la bravura dell'autore e la semplicità realizzativa non tracimano mai nel naive.
Una chiave di lettura : dopo le dovute precisazioni storiche documentate con spezzoni e filmati d'epoca, la narrazione trova la sua strada nella leggerezza e nel sogno/incubo di quegli anni che hanno coinvolto e fatto crescere un'intera generazione.
Un film da vedere se non altro perchè ci fa intuire come tutti i periodi epici, e quello lo è stato, non sono composti solo da eroi, ma da migliaia di giovani che da una parte e dall'altra, non senza godersi la vita, finivano per scontrarsi quotidianamente. Personalemente mi sono commosso, e non solo perchè appartenengo a quella generazione
PS Alla fine della proiezione gli attori protagonisti , imbracciate chitarre ed armoniche, hanno eseguito due brani di quegli anni. "La ballata di Pinelli" di Pino Masi e "Quello che non ho" di Fabrizio De Andrè. E lì mi sono commosso veramente
Sandro Bettin

4 Febbraio-10 Marzo 2013_Vernissage presso iPazzi (Pisa)


Metti che qualcuno ti dia un bel pugno forte allo stomaco... 

Che fai?... Intanto lo incassi e ti pieghi mentre stringi le viscere dolenti. Poi ti rialzi o almeno ci provi, ti manca il fiato e apri i denti a tutta bocca per riprendere aria a pieni polmoni. La tua pancia ora è così vuota, che pare scappata via. Poi alla fine e finalmente lo stomaco si de-contrae, il diaframma si rilassa e forte, forte, forte qualcosa lì dentro senti che fa... "pum-pum", "pum-pum", "pum-pum"....(...) 

L'arte di Sandro Bettin fa questo... Ricorda domande. Le più scomode, antiche, viscerali:   

"Cosa siamo? - Perché siamo? - Quanto coraggio vuole la vita?"

Domande fuori dal facile, dall'accattivante... "da menzogne, ipocrisia, banalità, oscenità, dalla spettacolarizzazione vuota e patinata dei media, per un'arte dove l'estetica si coniughi al pensiero etico"...(ndr. queste sono parole sue).  
Le opere dell’artista s’immergono nella materia, sollevando temi atavici e viscerali, agli antipodi dalla banalità patinata dei media. Le sue tele arrivano dirette e forti (…), per ricordarci che siamo fatti di carne e vivi: non si resta impassibili di fronte alle raffigurazioni di cuori ancora palpitanti imprigionati in cinture di spine o alle rivisitazioni di icone votive ed ex voto rivistati in chiave pop e insieme misteriosa.  


Dall'opera di Sandro Bettin aspettati un colpo, uno di quelli che ti manda in cerca: tra sacro e profano, tra spirito e corpo, etica carne mente passione esaltazione paura enfasi rovina, tra la vita e la morte. 

E non sperare di trovare sulle tele o nei suoi oggetti d'arte le risposte. 




E, lo vedi, è la vita:…………….la breve poesia di Sanguineti è anche il titolo della mostra.(…)
Una frase che raccoglie tutta la poesia di questa collettiva che vede i lavori di Cesare Inzerillo, Gianni Lucchesi e Sandro Bettin confrontarsi.




E lo vedi è la vita è il frutto di una ricerca dall’identico itinerario concettuale ma dall’assoluta differenza rappresentativa, questo il primo, ma non l’unico aspetto interessante della mostra.

Inzerillo, Lucchesi e Bettin non si erano mai comunicati il loro percorso concettuale ma, ad un certo punto e per puro caso hanno scoperto che stavano lavorando esattamente alla stessa “cosa”, pur realizzandola in maniera completamente diversa. Esperienza esemplificativa di quel pensiero universale che l’arte sa rendere particolarmente affascinante tramite lavori di luoghi e culture diverse.






Il tempo e il suo divenire

Intervista a Sandro Bettin (Essaouira)

Dentro di noi abbiamo un orologio che batte circa sessanta volte al minuto: è il nostro cuore.

 Nell'antichità si attribuivano al cuore funzioni che trascendono quella biologica.
Per gli egizi il dio creatore Ptah progettò il Cosmo nel suo cuore e nel giudicare i defunti lo pesava insieme a una piuma per verificare se si era appesantito a causa di cattive azioni.
Nella Bibbia il cuore è "l'uomo interiore" giacché, mentre l'uomo vede negli occhi, Dio vede nel cuore.
In India il cuore è spesso sede dell'Atman, il riflesso dell'assoluto (Brahman) nell'uomo.
L'Islam considera il cuore come la sede fisica della spiritualità e della contemplazione.
Secondo una credenza azteca, il Sole, nel suo viaggio notturno negli Inferi, perderebbe la propria forza divenendo magro come uno scheletro e la riacquisterebbe solo grazie al sangue estratto al cuore delle vittime sacrificate. 




Nel cristianesimo il cuore trafitto da frecce è simbolo del Redentore, che ama e soffre per gli uomini.
Il cuore simbolo dell'anima è da sempre dimensione metaforica di tutto ciò che trascende il tangibile.

Nelle opere di Sandro Bettin, il cuore diventa simbolo del trascorrere del tempo e della difficoltà di viverlo, con il rischio di trasformare l'esistenza in un'attesa passiva. Nella forma ricorrente di ex-voto, cuori corrotti e corrosi, sospesi in una dimensione fuori del tempo, restano immobili a farci riflettere sulla vanità dell' essere umano.


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email: gobboapicche@gmail.com
linkedin: sandro bettin

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