Mostre e Note Critiche




Mostre:


2004 "10 cartoline illustrate" presso "La Vineria", Pisa

2006 "Cuore Sacro" presso "Admiral Park Hotel", Bologna
2006 "E, lo vedi, è la vita" presso "Spazio dinamico", S.Giuliano Terme – Pisa

2009 "10 ex voto" presso "La Faggiola", Pisa

2011 "Cuori in Osmosi" presso "La Faggiola", Pisa

2012 "Museo della Follia", Matera
2012 "1° Biennale d'arte Internazionale", Casablanca

2013 “Lacerazioni” presso la "Sala Espositiva Partino del Polo Museale San Francesco", Montefiore dell' Aso

2014 "Ifitry: artsti tra Italia e Marocco" presso SMS Centro Espositivo San Michele degli Scalzi, Pisa

2014 "Laboratori d'Arte delle Culture Mediterranee" presso Liceo Artistico F.Russoli, sede di Pisa
2014 Biennale Casablanca, Marocco

2015 Mostra Cinema Arsenale 2015 "I muri ci guardano", Pisa
2015 Mostra Mantova Palazzo della Ragione "Museo della Follia"


2016 Casablanca, Marocco
2016 Castello Ursino di Catania "Museo della Follia" 
2016 Palazzo della Ragione, "Museo della Follia"

2017 MUSA, Salo', "Museo della Follia" dal 10 Marzo 2017 al 19 Novembre 2017 




Note Critiche:

E LO VEDI, E' LA VITA

E lo vedi è la vita, Spazio Dinamico, Pisa



CARNE


Metti che qualcuno ti dia un pugno forte allo stomaco...Che fai?...
Intanto incassi e ti pieghi stringendoti le viscere dolenti.Quindi ti tiri su apri i denti a tutta bocca e aspiri aria a pieni polmoni, la pancia non te la senti più e pensi sia voluta scappare via da quel dolore. Poi lo stomaco si de-contrae, il diaframma si rilassa e senti forte, forte, forte che qualcosa dentro batte...

Ecco... cosa succederebbe se ti dessero un pugno allo stomaco.Ti ricorderesti di essere fatto di carne e vivo.L'arte di Sandro Bettin fa questo... Mostra domande che servono a sentirsi vivi. Le più scomode, antiche, viscerali. Domande fuori dal facile, dall'accattivante... "da menzogne, ipocrisia, banalità, oscenità, dalla spettacolarizzazione vuota e patinata dei media, per un'arte dove l'estetica si coniughi al pensiero etico"...(ndr. queste sono parole sue). Dalle opere di Sandro Bettin aspettati un colpo,uno di quelli che ti manda in cerca: tra sacro e profano, tra spirito e corpo, etica mente passione esaltazione paura enfasi rovina, tra la vita e la morte. E non sperare di trovare sulle sue tele o nei suoi oggetti le risposte. Quelle te le devi cercare da solo. Tocca metterci la carne, la tua.

 Per ulteriori informazioni vedi post "Carne" o consulta il seguente:
http://www.pisainformaflash.it/notizie/dettaglio.html?nId=10792














LACERAZIONI

Da quando l’arte si è imposta come la più alta espressione della comunicazione, il Cuore viene inteso come simbolo della cristianità: il Sacro Cuore di Gesù, segno inconfondibile che al pari della Croce ha rappresentato la sofferenza di Cristo e dell’uomo. Molti artisti, nei secoli, si sono cimentati sul tema, ma non è nella storia dell’arte che dobbiamo andare a ricercare le radici del lavoro di Sandro Bettin. 

Le immaginette sacre, i “santini” sono ciò che ha dato orientamento a questa serie di opere. Il perché è facilmente intuibile: Sandro Bettin è un uomo lontano dalla retorica, che scansa la consuetudine appena la riconosce, e dunque il fascino non lo cerca banalmente nel rapporto tra l’artista e la sua opera, ma verso chi questa opera la sovrasta, quasi la mortifica. Dunque la potenza del santino diventa unica, proprio perché toglie ogni valore all’impronta dell’artista, lo spoglia dell’unicità del processo creativo, per divenire oggetto di consumo, il cui unico compito è di essere sufficientemente gradevole per conquistare un consenso di massa. 

Qui si inserisce Sandro Bettin, pittore di talento vero, esteta di indole, che ha saputo scrutare il senso che va al di là dell’articolo religioso o della connotazione ancestrale del Simbolo. Ovviamente non gli interessa immettersi nella scia della trasmissione della storia, del racconto di vicende umane accadute e già catalogate o di interpretazione artistica, più o meno analitica, del Cuore-emblema. E forse (ma mi posso sbagliare e spero che non me ne vorrà) nemmeno gli preme che a “futura memoria” siano ricerca utile alle prossime generazioni. Gli importa invece usare il cuore come mezzo, come strada per dire qualcosa di sé, e dunque attraverso esso ci impone la sua visione lucidissima e obbligatoriamente parziale della politica, dell’attualità, della cronaca, ma anche della superficialità, dell’inezia e persino della violenza della contemporaneità.

Una fotografia dei tempi in cui si trova a vivere, sardonica come lui stesso è, con la quale esprime pensieri lontani dalla ricerca del consenso e che rappresentano un’arma per tener lontano la gente (certa gente). Per usare un termine pasoliniano, credo che queste opere e il loro creatore possano essere definite uno “scandalo inintegrabile” (oltre che inspiegabile), perché non voglio dire che Sandro Bettin sia misantropo, ma di sicuro gli stanno sul cazzo in tanti.


Nicolas Ballario



























IFITRY:ARTISTI TRA ITALIA E MAROCCO
















I MURI CI GUARDANO

I muri, si sa, sono anche lavagne, schermi e pagine per una serie ininterrotta di messaggi, scritte, disegni, murales, graffiti. “Messaggi” che cambiano con le epoche e con le generazioni e che sono oggetto di studio, di divertenti raccolte fotografiche, di riflessione. Ma, sembra dirci Sandro Bettin con questa serie di opere di pittura e collage, i muri non sono questi supporti inerti, arrendevoli verso qualunque traccia vi si lasci, poetica o politica. Noi guardiamo i muri e li usiamo (in maniera, dice Bettin - memore di altre epoche contestative - sempre più personalistica e individualistica, un po’ come accade con l’esibizione del privato in rete) ma i muri guardano noi. In modo ossessivo e non con occhio ridente. Mentre noi raccontiamo a loro struggimenti d’amore e rivendicazioni sociali, tracciamo frasi insensate o semplicemente ci divertiamo a guardarvi le altrui testimonianze pitturate o scritte, loro ci sorvegliano e magari ci giudicano. Forse non gradiscono. Forse ci invidiano, fermi lì come sono da anni o da secoli. E da queste tracce ripetute di sguardi ci sembra di capire che soffrano, anche, di qualche allucinazione. Una tessitura di ricordi e di echi letterari, cinematografici, figurativi che si sono depositati nell’esperienza stessa del pittore ma che forse vengono anche da scritte dimenticate, da ombre passeggere, da intonaci remoti e soggiacenti, da transiti che sembravano distratti e che hanno, invece, dentro quei muri, lasciato il segno.


Sandra Lischi


Arsenale, Pisa
http://www.arsenalecinema.it/rassegna.aspx?id=4211&tipo=ras


Museo della Follia


“Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Nella storia dell'arte, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno”.

Vittorio Sgarbi



http://www.museodellafollia.it/

Al Museo della Follia si accendono le emozioni dei poveri cristi, di Lavinia D'Agostino
http://www.sicilymag.it/al-museo-della-follia-si-accendono-le-emozioni-dei-poveri-cristi.htm

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